A Pasqua andai su una montagna situata tra Roma e Napoli. La montagna di ottocento metri era tutta coperta dai boschi di castagni. Dall'alto si poteva vedere benissimo che un tempo era stata un vulcano attivo ed è attualmene una zona di sorgenti d'acqua minerale. In cima si trovava un convento francescano che fu costruito nel XIV° secolo: nella galleria del patio interno ci sono ancora vecchi affreschi. Dietro l'edificio c'è una grotta dove era stata trovata una statuetta della Madonna, avvolta da un serpente. Mi piaceva camminare fino al convento passando per i sentieri nei boschi. Quando arrivavo in cima, qualche volta incontravo frati francescani che praticavano una vita umile in silenzio.
A volte andavo a trovare Angelo a casa sua che si trovava in un bosco di castagni di quella zona. Lì si poteva sentire sempre il rumore dell'acqua che sorgeva dalle varie fontane situate nel giardino e il fruscio delle foglie mosse dal vento. Quel suono mi serviva come una dose di freschezza per un pomeriggio noioso e pesante. Angelo mi disse che non aveva bisogno di musica quando stava in quella casa e ascoltava solo i suoni della natura. Le cravatte per i bambini erano destinate per ricavare i fondi per i piccoli ammalati in Senegal e cominciò ad appoggiare la ricerca per la cura della talasemia. Riposandosi nel bosco di castagni Angelo disse che forse lì vivevano le fate.
“Ricevo molta energia da questa terra. Sempre ho presente che sono protetto dalla natura. Per questo penso che dovrei condividere con il maggior numero possibile di persone quello che mi è concesso."
Durante la settimana di Pasqua il Corriere della Sera aveva organizzato un'intervista ad Angelo alla quale ero presente anch'io. Mentre parlavano mi venne in mente una richiesta di un nome, "Caravaggio", però non la dissi. Alla fine della riunione, decidemmo di visitare la casa natale di Angelo. Appena attraversata la porta d'ingresso, Angelo corse improvvisamente in fondo alla casa e tornò con un quadro in mano dicendo che poteva essere del Caravaggio oppure di uno dei suoi alunni: quello che ci fece vedere fu un'immagine di San Francesco. Secondo il giornalista l'articolo avrebbe tardato qualche giorno ad essere pubblicato però ero sicura che sarebbe uscito sul quotidiano la domenica di Pasqua.
Mano a mano che si avvicinava l'estate e grazie all'aumento delle temperature e all'abbondante pioggia, i castagni erano già carichi di frutti di color giallo-verde nel mese di luglio. In quel periodo incontrai una persona a casa di Angelo. Era un guaritore. Dicevano che avesse curato tante persone da malattie gravi. A proposito delle mie esperienze strane mi disse che non mi sarebbe successo nulla del genere se avessi continuato a viviere in Giappone e mi raccomandò di andare a cercare una pietra alla solfatara di Pozzuoli. Mi disse che avrebbe potuto servirmi per meditare. Non sapevo niente di quel posto, però la notte precedente sognai un luogo che avrebbe potuto essere quello di cui mi aveva parlato. "L'acqua bolliva in una secca e la riva del mare era coperta dalla lava vulcanica." Senza dubbio mi venne voglia di andare a quel posto che avevo sognato.
Il giorno successivo vennero gli amici a chiedermi se volessi fare una passeggiata in auto fino alla costa amalfitana. Pozzuoli si trovava sulla strada per Amalfi. Partimmo la mattina presto per la solfatara. Avvicinandoci alla città percepimmo odore di zolfo che si confondeva piano piano con l'aria del mare. Entrammo nell'area di solfatara e camminammo vicino al cratere dove sgorgava l'aria caldissima. Dopo aver raccolto delle pietre scottanti, uscimmo dal vulcano attivo. Continuammo con l’auto lungo il golfo di Napoli e guardando da lontano Capri, entrammo alla costa amalfitana. Ci fermammo un attimo ad Amalfi, poi salimmo fino a Ravello. Mi dissero che era una città dove Wagner e tanti altri scrittori residevano per svolgere la loro creatività.
Il panorama da Ravello era uno spazio molto omogeneo ed era difficile indovinare se il cielo fosse veramente al di sopra del mare oppure il contrario. Entrando in questo scenario per un attimo mi sentivo di essere qualcosa di insignificante su questa terra. Sicuramente, essendo in questo posto così lontano dalla realtà, si potrebbe contemplare solo le cose essenziali. Pensavo alla musica di Wagner. Chissà se l'amore eterno che cercava Isolde stesse dormendo da qualche parte laggiù sotto il mare. L'armonia creata dal cielo stellato e la sua musica sarebbero potute discendere precipitando nel mare per accendere il fuoco di Isolde. Essendo avvolta nel grande abbraccio della natura mi sembrava che tutta la storia umana fosse un’ infima goccia d’ acqua. Però volevo elogiare questa goccia d'acqua, poiché era troppo bella.