Avevo già da tanto tempo il desiderio di comprarmi un pianoforte e chiesi consiglio a Dora che conosceva bene il mercato locale. Mi presentò un negozio che trattava anche dei pianoforti usati. Ci dirigemmo al negozio dove ci avrebbe aspettato il mio maestro argentino Juri, per darmi un suggerimento in proposito. Juri iniziò a suonare i vari pianoforti per farmi sentire i differenti suoni. Mi suggerì alcuni pianoforti tedeschi verticali, però quando ne vidi uno a coda nella hall del primo piano non riuscii più ad allontanarmi da lì. Davanti ad uno Steinway imponente ce n'era uno antico ma delicato e femminile in mogano fatto a Vienna. Non c'erano graffi sulla tastiera d'avorio ed il timbro sonoro non lasciava assolutamente sentire il passare del tempo. Si poteva capire che il padrone di quel pianoforte ne aveva avuto grande cura. Juri mi disse:
Sfiorando soavemente la tastiera con le dita continuò:
"Quando suono il pianoforte, confondo qualche volta la fantasia con la realtà.."
Juri ci faceva sentire i suoni a uno a uno facendo attenzione ai minimi movimenti più fini. Espandere dettagliatamente il mondo dello spartito ad un'altra dimensione è un compito che richiede una dote naturale. La sua coscienza, come se fosse una corrente che fluiva dalle spalle alle braccia e poi fin sulla punta delle dita, veniva trasmessa dalla tastiera alle corde attraverso il meccanismo dinamico e faceva risuonare l'aria. Queste vibrazioni risalendo dalla punta delle dita fin sulle braccia di Juri guidavano la sua coscienza verso la nota successiva. E così continuava come una ruota che gira la trasfigurazione della sua interpretazione. A quel punto non sapevo chi fosse colui che suonava, se fosse Juri o il pianoforte stesso. Il suono che entrava nelle mie orecchie era la prova dell'armonia dei suoi movimenti. Mi sembrava che Juri stesse meditando in un sogno. Decisi allora di comprare questo pianoforte antico che proveniva da Vienna. Chissà se avesse la capacità di trasmettermi attraverso i suoi suoni anche i suoi ricordi e farli rifluire come suono nell'aria di questa realtà? Questo strumento mi sarebbe potuto servire come un punto di transito per convertire tutte le esperienze ancora illusorie dell'Italia in qualcosa di più concreto.
Andavo spesso con Dora al mercato d'antiquariato di San Telmo. Ogni domenica mattina aprono un grande mercato. Mi sembrava che tutti gli oggetti messi sulle bancarelle stessero nascondendo una loro storia. Pensai che non avrebbero mai voluto raccontarla finchè non fossero stati consegnati nelle mani di qualcuno di fiducia. Ci divertimmo ad inventare le storie guardando quegli oggetti d'antiquariato. Ciò che interessava a Dora erano i gioielli e mi diceva che le pietre avessero un certo potere. Non so se era vero o no ciò che mi raccontò Dora, ma allora mi ricordai di un sogno che feci a Sirolo nel dicembre 2002. Nel sogno appariva una donna con i capelli a coda di cavallo con un ciondolo di una pietra ovale di color rosa. Dopo due o tre giorni incontrai Angela, una mia amica, che aveva un anello con la stessa pietra di cui avevo sognato. Le chiesi a proposito della pietra. Era una pietra che si chiamava rodocrosite che si estrae al nord dell'Argentina. Angela l'aveva ricevuto come regalo; prima era un ciondolo però siccome non le piaceva la fece montare su un anello. C'era un aneddoto legato a quella pietra. Quando Angela stava rischiando di chiudersi un dito nella porta dell'auto, grazie a quell'anello, se ne era salvata. Di conseguenza, la pietra si ruppe e ne fece rimontare un'altra simile. Dopo due anni quando incontrai di nuovo Angela, mi raccontò che era successa un'altra volta una vicenda simile. Il nuovo anello con la nuova pietra era caduto per terra da solo da una mensola senza che nessuno l'avesse toccato e la pietra si ruppe di nuovo. Allora Angela mi diede la pietra originale, che era una rodocrosite, chiedendomi di comprarne una identica a Buenos Aires. Era curioso perché quando sognai della pietra, non sapevo ancora se sarei dovuta andare in Argentina. La rodocrosite che mise nella mia mano aveva un aspetto triste.
Cominciammo a cercare con Dora una rodocrosite della stessa forma e grandezza come quella di Angela. A Via Libertad c'era un negozio che ne aveva per caso tre pezzi della misura che cercavo. Erano dei pezzi tagliati dal nucleo di un minerale che si chiamava Ortiz e tutti e tre erano di bellissimo colore. Scielsi una più traslucida di colore rosa intenso.