22 novembre 2010

Angelo del 13 - II

    A parte le lezioni di pianoforte, qualche volta andavo a Milano oppure a Pesaro per i concerti, così passavo la monotonia di ogni giorno. Tutto il paese di Sirolo cominciava ad animarsi con l’arrivo dell’estate e si svolgeva lo scambio culturale e commerciale tra gli abitanti ed i turisti. Ogni volta che si avvicinava l’estate si notava il cambiamento sia nell’aspetto del paese che nella mentalità delle persone. Ormai ero abituata a vivere in questo piccolo paese. La mattina del 13 giugno ricevetti una chiamata da un’azienda che aveva bisogno di un interprete giapponese. Presi la macchina e partii per Castelfidardo. L’azienda si trovava nel sotterraneo del comune. Di fronte all’edificio mi aspettava Adele, la direttrice. Scendemmo al primo piano sotterraneo ed entrammo dalla porta. Era come una bottega. C’erano delle marionette una accanto all’altra in costume folcloristico regionale o di scena però quello che attirava di più la mia attenzione era la marionetta di un angelo in terracotta ma senza il disegno del viso. Mi sembrava molto più bello senza espressione perché faceva capire meglio quello che voleva dire. Adele disse che voleva fare di queste marionette un messaggero di pace e aiutare i bambini più bisognosi. Per 13 anni prendendosi cura di persone anziane in ospizio, Adele non abbandonò mai la sua passione di creare le statuette.
    Tornai a casa e pensavo ad Adele che mi diede l’impressione di aver rincontrato una persona già conosciuta. Volevo rivederla di nuovo. Qualche giorno dopo la chiamai per andare insieme al concerto di pianoforte a Fabriano dove viveva lei. La sua risposta  fu la seguente:
    “Davvero è un peccato. Proprio quel giorno devo andare in Palestina. Non ti preoccupare che ci rivedremmo sicuramente presto.”
    Nella mattinata del giorno del concerto ricevetti un’altra volta la chiamata da Adele.
    “Posso venire al concerto di stasera. Hanno cambiato la data di partenza per la Palestina. Te l’avevo detto che ci saremmo riviste presto.”
    Fabriano si trovava nella parte centro occidentale della regione Marche. Ci voleva più di un’ora da Sirolo per arrivarci con la macchina però viaggiare senza traffico nelle aeree rurali era confortevole. Man mano che mi spostavo verso l’interno scendeva la temperatura e sentivo un gradevole vento notturno. Il concerto si svolse all’aperto sotto il cielo stellato. Mi sembrava che fossero stati i suoni del pianoforte a far brillare le stelle ed illuminare la notte. Decidemmo di passeggiare insieme per il centro per chiaccherare un pò. La pavimentazione di pietra era talmente consumata e nera che ci si rifletteva la luna. Adele cominciò lentamente a parlare.
    “Quando ho cominciato questo lavoro, ho avuto un’esperienza un po' strana. Non ricordo bene se fossi sveglia o addormentata, ma improvvisamente il mio corpo si è alleggerito. Nel sogno stavo cercando di attraversare un cumulo di cadaveri. Dall’altra parte mi aspettavano degli angeli camminando a grossi passi, lenti e leggeri... non ricordo se toccassero terra o no. E’ difficile da spiegare a parole però lo ricordo ancora chiaramente. Mi dissero di attraversare un’altra volta questo muro di cadaveri e ritornare di nuovo al mondo per aiutare i bambini più bisognosi. Io non ci volevo tornare. Sulla strada del ritorno, mi aspettavano tante persone sulla sedia a rotelle ed ammallate. In quel momento mi sono resa conto veramente. Ho pensato che avrei potuto aiutare questa gente facendo le marionette. Dopo aver finito la missione, forse ritornerò al lavoro che facevo prima.”
    Il concerto di pianoforte mi condusse fino a Fabriano per rivedere Adele e parlare con lei. E’ stato sicuramente qualcosa di significativo. Il discorso di Adele mi sembrava fragile e delicato come un oggetto di vetro ed io non avevo nessun motivo per romperlo. Decisi di custodirlo solo nel mio cuore.
    Dopo quella nevicata del 13 dicembre, pareva che le novità capitassero sempre il 13 del mese. Questa data mi sembrava come una specie di chiave. Un giorno ricevetti un invito da Adele per la sua festa di compleanno il 13 di quel mese.  Aveva organizzato una cena in un ristorante tranquillo di Castelfidardo con i suoi amici e colleghi. Adele mi fece sedere al tavolo con i soci di un'associazione volontaria per aiutare i malati terminali. Durante la cena parlammo di lavoro ma la loro espressione era molto serena e tranquilla anche se conoscevano il vero significato della sofferenza. Dopo qualche giorno mi arrivò un invito per un'altra cena presso quest'associazione. Andai con la macchina fino a Senigalia, a circa 40km a nord di Sirolo sulla costa. Quando entrai nel salone c'erano già più di 200 volontari. Condivisi la tavola con il presidente, Adele e due specialisti in oncologia. Il problema che dovevano affrontare non era in che modo i malati dovessero morire, ma aiutare loro a decidere come passare il resto della vita. C'era un sentimento profondo di solidarietà fra tutte le persone. Era qualcosa di solido e forte come l'acciaio. Mi fece pensare al significato di "salvare". Cosa vuol dire veramente salvare qualcuno? Ponendo come premessa la consapevolezza di non poter salvare più il corpo della persona, cercano in ogni caso di continuare ad aiutarle. Qual è il significato reale di salvare a quel punto? Uno dei due dottori cominciò a raccontarmi la sua esperienza alla maratona in New York.
    Alcuni miei amici pensano alla maratona come ad un allenamento nello spirito. Sono d'accordo perché bisogna controllare il corpo con tutta la propria forza vitale. Mentre correvo, a partire dal 30esimo chilometro, non riuscivo più a controllarmi. Avevo come l'impressione che la mia coscienza stesse correndo davanti a me mentre il mio corpo le correva molto indietro.Era una sensazione molto strana."
    "Come si potrebbe chiamare questa forza che spinge il corpo fino all'obiettivo ultimo?", chiesi al dottore.
    "Si protrebbe chiamare 'volontà di vivere'."
    Questa parola mi fece venire in mente un'energia che ognuno di noi riceve alla nascita e pensavo che loro, i volontari, fossero lì pronti a condurre quest'energia. Chissà se ne sarei capace anch'io... Adele mi disse che ciò che avrei dovuto fare sarebbe venuto fuori da solo, senza che io lo cercassi, e che era come nascosto nel mio cuore.
    Il giorno seguente ricevetti una chiamata da Angelo e mi disse:                                 
     "Vorrei disegnare delle cravatte per i bambini e creare una fondazione per i bambini ammalati con i ricavi della vendita di queste cravatte."
    Sicuramente qualcosa era mutato dentro Angelo. Comunque ero molto contenta della sua decisione.