22 novembre 2010

Angelo del 13 - III

    Subito dopo ricevetti un’altra chiamata dal mio maestro. Non potevo credere quando mi disse che era confermato il suo concerto in Giappone perché era stato molto difficile per un pianista straniero farsi invitare a suonare in Giappone. Mi sorpresi ancora di più quando mi disse che avrebbe suonato in un posto vicino alla mia città natale. Chiesi a mia madre di andare a sentirlo ad ogni costo. Il recitale fu alle 7 di sera del 7 luglio, il giorno di Tanabata(*) e pensai di ascoltare il suo disco proprio quando stava suonando al concerto.Quando ascoltai il Sonetto di Petrarca 104 di Liszt, sentii un'oppressione al petto e di colpo mi apparve un'altra volta un'immagine nella mente.Era la stessa donna in piedi in quel deserto però non proprio uguale; era avvolta in una tunica bianca e aveva le ali bianche alle spalle. Stendeva la mano ad un angelo grande che scendeva dal cielo per salvarla. Lì non si vedeva più la luna. Mai vidi una  scena così bella ed ero molto commossa fino alle lacrime. Chissà se si trattava di un messaggio dal maestro attraverso la via lattea. Ero convinta che la musica sarebbe stato un vero aiuto per liberarmi da qualunque pensiero.
(*) La leggenda popolare dice che le due stelle si incontrano sulla via lattea il 7 luglio di ogni anno.
    Mi domandavo perché ogni volta che ascoltavo il Sonetto di Petrarca di Liszt mi appariva quell'immagine. Liszt si era ispirato a questa poesia di Petrarca e la trasformò in un tono di colore nitido. La poesia rinacque con il o e si introdusse in me. Non conoscevo me stessa da tanto tempo però fu la musica a scoprire la mia struttura psicologica più profonda. Potrebbe essere un flash osuon un altro evento improvviso a rivelare i segreti di una persona e per me fu la musica.
    In autunno incomincia a far freddo a Sirolo. Percepire il cambiamento di stagione attraverso la natura che mi circondava era di un lusso straordinario. L'edera rossa copriva completamente la terrazza e anche le montagne si stavano ingiallendo pian piano. In quel periodo si sentiva la stanchezza estiva delle persone ovunque nel paesino, però il mare ritornava al suo profondo color indaco. I raggi del sole si riflettevano sulla sua superficie e le onde brillavano splendidamente. Il mare in quella stagione aveva il luccichio dello zaffiro. Guardando quel mare di Sirolo, ricordai un libro di fotografie che vidi a Tokyo quella stessa estate.
    Durante il mio soggiorno a Tokyo alcuni amici dell'università organizzarono un incontro dopo un lungo tempo. Un compagno scelse un ristorante che si chiamava Chez Pierre e che si trovava molto vicino all'ufficio dove lavorai un po' di tempo prima di andare in Italia. Scesi dal metro alla stazione di Minamiaoyama 1-chome e camminai verso il ristorante lungo il cimitero di Aoyama. Non credevo che sarei ritornata di nuovo in questo posto. Mi allontanai dal Giappone subito dopo la laurea e persi i contatti con degli amici. Non potevo seguire i discorsi dei miei amici poiché non vivevo più nello stesso mondo dove si trovano loro. Lì mi sentivo molto isolata e sola. Provai a ritornare alle memorie passate e cercare di riviverle di nuovo con loro, solo così il tempo passato sarebbe potuto tornare momentaneamente nel ristorante. Però fu chiaro che non esistevo più in quella realtà e pensai che sarebbe stato impossibile mantenere il rapporto con loro come prima, neanche in futuro. Qualcuno aveva appoggiato un album di fotografie davanti a me sulla tavola. Era di uno degli amici.
    “Anno di Okinawa ha pubblicato un album delle fotografie di balene. E’ riuscito a prendere le fotografie di megattere nel mare di Okinawa. E’ stato lui il primo a farlo!”
    Presi in mano l’album e sfogliavo le pagine. Fu strano ma quelle foto mi consolavano molto dicendo: ”non sei sparita, tu esisti ancora.” Mi sembrava di aver sentito il rumore del mare nelle pagine.
    Ogni tanto andavo alla riunione dei laureati dell'università che vivevano a Milano, anche se ci volevano quattro ore abbondanti con il treno per arrivare da Sirolo. Con l'occasione ne approfittavo per visitare il negozio di Angelo per suonare il pianoforte. Una volta organizzarono una cena in un ristorante elegante al centro di Milano. Aspettavo nel bar del ristorante gli altri compagni poiché ero arrivata in anticipo.Quando entrai nel bar c'era già una ragazza giapponese che mi sembrava una ex alunna. Mi sedei accanto a lei, presi un campari soda poi cominciai a parlare con lei. Poco dopo quando arrivarono gli altri uscimmo dal bar e ci dirigemmo nel salone. Al mio fianco si sedette Niki, un fotografo, che arrivò un po' in ritardo. Lo vidi per la prima volta a questa cena però sapevo già che aveva fatto un'esposizione di fotografie a Milano. Mentre le altre persone parlavano del lavoro, noi due parlavamo della fotografia. Gli mostrai l’album delle fotografie di balene e gli dissi;
    “Non è possibile sentire il rumore guardando una fotografia, no? Però quando ho preso questo album in mano, mi ha trasmesso qualcosa di veramente speciale!”
    Niki mi rispose semplicemente;
    “Sì, credo che sia possibile perché quando prendo le foto, succedono tante cose strane.”
    Quando mi disse così, una leggera energia scorse dentro di me, poi cominciammo a parlare in una maniera molto naturale degli episodi strani che ci erano accaduti. Tra le cose che mi raccontò Niki, mi colpì specialmente il discorso di un sentimento che anche lui spesso percepiva. Per me era ancora qualcosa di ambiguo e non chiaro ma mi spiegava che era una sensazione di essere spinti alle spalle da dietro. Era come se ci fosse qualcuno che decideva per me quando dovevo scegliere e decidere qualcosa e che non potevo resistere più a questa decisione con i miei ragionamenti e dovevo solo seguirla per forza. Tutte le decisioni prese così avevano a che fare con “lasciare il Giappone ed andare in Italia”. Niki aveva la stessa esperienza come me e mi spiegava che era qualcosa di molto naturale. L’incontro con Niki avrebbe potuto contenere un’importanza simile a quella con Angelo e Adele. Pensai allora di parlare di una figura che mi apparve e che non potevo abbandonare da qualche giorno prima di venire a Milano. Provai a disegnare un cerchio e una croce là dentro e gli dissi;
    "Questa croce ha una forza spaventosa e sta per distruggere il cerchio."
    Lasciammo il ristorante e salutammo gli altri amici. Avendo ancora tante cose di cui parlare decidemmo di camminare per il centro dove non c'era quasi nessuno verso mezzanotte.Quando passammo piazza Hoepli Niki mi disse;
    "Guarda un attimo dietro di te!"
    Mi girai. Lì c'era la figura che avevo disegnato appena sul tavolo del ristorante. Era una scultura di Pomodoro. La croce scoppiava fortissimo e stava per rompere il cerchio. Quando arrivammo in piazza Missori ci fermammo per conversare. Eravamo in una situazione identica a quella di quando incontrai Adele a Fabriano. Niki cominciò a raccontarmi di ciò che sapeva sulle sue vite precedenti sotto il cielo stellato. Quando mi parlò del suo pianto disperato di fronte alla statua della Madonna nella Chiesa di Cristo a Gerusalemme, mi ricordò di una scena del libro "Fiume Profondo" di Shusaku Endo che avevo letto tanti anni fa: uno studente di teologia scoppia a piangere davanti alla croce di Cristo in una cappella situata in un'università. Non avevo alcuna idea del perché mi apparve in mente quella scena però Niki mi trasmetteva qualcosa di simile al personaggio del libro. Quella notte la nostra conversazione sembrava non volesse terminare.  
    Dopo aver salutato Niki, continuavo a sentire una specie di eccitazione che non riuscivo subito ad addormentarmi. Chi era Niki? Sentivo di averlo già conosciuto tantissimo tempo fa ed ero felice di averlo rincontrato. Era come se fosse stata una conversazione tra due anime al di là del tempo reale. Il giorno seguente raccontai ad Angelo di Niki.
    ”Perché non facciamo un’esposizione di fotografie di Niki nel mio negozio?”
    Mi disse Angelo. Non aveva ancora visto le fotografie di Niki però era sicuro che gli sarebbero piaciute.