03 dicembre 2010

I Sogni - III

    Pensai di visitare Assisi, quell'estate. Non conoscevo ancora quella città. Decisi di passare una notte nella congregazione religiosa dove stava mia zia che era a due passi da Assisi. Quando arrivai a Santa Maria degli Angeli già ci si imbottigliava nel traffico. Assisi era diventata il simbolo della pace dove si riunivano tante persone del mondo. Lasciai la macchina in un parcheggio e salii le scale fino in cima. Attraversando la città, stesa sulla collina, guardai le varie botteghe dove erano esposti oggetti d'arte artigiana. Si trovava ovunque il ricordo dell'amore di San Francesco e mi dava l'impressione che il volto della gente ne  riluceva. Continuai a camminare fino alla chiesa di Santa Chiara ed improvvisamente le nuvole scure che coprivano il cielo sopra la Basilica emisero un lampo e tuonò. Ormai era impossibile sfuggire al temporale. Rinunciai a visitare la Basilica e corsi fino al parcheggio. Appena entrata in macchina cominciarono le raffiche  di vento e la pioggia. Uscii da Assisi e mi diressi verso la Basilica di Santa Maria degli Angeli. Vi entrai e mi riposai su di una panchina nel  corridoio accanto al rosaio. C'era un piccione bianco ferito che mi diede  l'impressione che fosse appena sceso dalla mano di San Francesco. Comprai al chiosco "I Fioretti di San Francesco" da portare a mia zia che mi aspettava a Perugia.
Presi la strada statale E45. Sarei dovuta scendere all'uscita San Faustino però non vidi l'indicazione. Avevo girato tante volte nella periferia di Perugia per cercare l'uscita giusta. Ero completamente disorientata e chiamai mia zia per telefono e le dissi:
    "L'uscita di San Faustino non esiste."
    Di conseguenza venne a cercarmi a metà strada. La congregazione di mia zia si trovava nel centro di Perugia e amministrava una scuola materna ed elementare. Lì vivevano una ventina di suore di età avanzata. Lìedificio fu costruito nel 1915 e la sua fondatrice era una francese. Mi disse mia zia che l'attività iniziale era occuparsi degli orfani della prima guerra mondiale. Nel patio interno del convento c'era un grande cedro libanese di alcuni centinaia di anni; mi dissero che la presenza di questo albero aveva impedito che passasse la E45 in questo luogo. Non mi spiegarono bene però mi pareva che fosse un albero importante. La vita delle suore era austera, ridotta fino al minimo indispensabile; non esisteva da nessuna parte l'abbondanza materiale né decorazioni superflue. Ogni volta che scambiavo due parole con loro mi rendevo conto della loro ricchezza spirituale e sentivo di liberarmi dalle cose che stavano davanti ai miei occhi. Mia zia mi fece visitare l'interno del convento spiegandomi minuziosamente come veniva amministrata la scuola. Le installazioni sembravano più antiche rispetto ad altre scuole per quanto ne sapessi però era tutto in perfetto ordine. Si poteva sentire ovunque lo spirito di servizio delle suore che esisteva al di là del semplice senso del dovere. Mia zia stava nell'ufficio ricevimento situato all'ingresso della scuola. Il loro sorriso di generosità era il frutto della vita austera che aveva radici estese in profondità come quelle del cedro libanese. Mantenendo sempre lo stesso atteggiamento mia zia mostrava tutta la sua forza di volontà fuori. Il modus vivendi delle suore mi faceva presente, in modo naturale, che i valori dell'esistenza consistono nella parte sublime di ognuno. Il nostro spirito s'infetta delle impurità della società in mancanza di difese, piano piano si decompone. La notte nel convento mi fece pensare al significato della dignità umana.
    Qualche giorno dopo che ero tornata da Perugia ricevetti un pacco contenente  un libro intitolato "Yumenoki (Annotazioni dei sogni)" di Myoe, un monaco buddista. Si trattava di letteratura giapponese molto antica. Avevo chiesto ad una mia amica di mandarmelo tempo fa. Quando iniziai a leggerlo, mi chiamò Niki per telefono e mi disse:

    "In ottobre il centro yoga a Milano organizzerà una conferenza in cui participerà uno psicologo junghiano ad Assisi. Il tema sarà ‘Annotazioni dei sogni di Myoe e San Francesco’. Verrà un gruppo di danza giapponese ed organizzeranno anche uno spettacolo nella Basilica di San Francesco."
    La prima volta che visitai Assisi non riusci ad arrivare fino alla Basilica a causa di un temporale. Chi si sarebbe potuto immaginare che sarei riuscita a visitarla in un'occasione così interessante? La cosa più bella era che quella conferenza si sarebbe tenuta il giorno del mio compleanno.
    Chiamai mia zia e le chiesi se volesse partecipare insieme a quell'evento. Mi disse che ne se sarebbe stata felice e decidemmo di invitare altre due mie amiche. Era tutto molto curioso. Avrei potuto festeggiare il mio compleanno ad Assisi con gli amici del centro yoga che frequentavo ogni tanto quando andavo a Milano, ed inoltre la conferenza trattava dei sogni premonitori. Mi informarono che il giorno precedente dell'evento quel psicologo, che era all'epoca direttore dell'Agenzia per gli Affari Culturali, avrebbe tenuto un dialogo nella Basilica con l'ex rettore della nostra università che era un vescovo italiano. Appresi che lo spettacolo di danza giapponese sarebbe stato accompagnato da una cantante lirica che era una mia amica di Milano.

    La mattina del mio compleanno, presi sul presto la macchina e mi diressi verso Perugia. La passeggiata attraverso i vari parchi naturali era veramente piacevole con il bel tempo. Andai a incontrare alla stazione di Perugia le mie amiche che arrivavano da Milano e andammo insieme alla congregazione di mia zia dove avremmo pranzato prima di partire per Assisi. La conferenza cominciava nel tardo pomeriggio e potemmo uscire dall'istituto con comodo. Lasciai la macchina nel parcheggio più vicino alla Basilica e salimmo le scale. La vista panoramica era stupenda. Entrammo in un'aula, sul retro della Basilica, dove si sarebbe svolta la conferenza. C'erano anche amici di Milano tra i quali anche Niki. La conferenza era tradotta simultaneamente in italiano per i partecipanti locali: Myoe nacque nel 1173 e cominciò ad annotare i suoi sogni dall'età di 19 anni fino ai 59 anni, un anno prima della sua morte. Era lodato per la sua purezza interiore e la sua profonda esperienza religiosa. In quel periodo di grande cambiamento culturale e politico era riconosciuto come un importante monaco buddista. I sogni di Myoe occupavano la parte più importante della sua vita; li analizzava e ne seguiva i messaggi, applicandoli alla sua vita reale.
    ll 13 ottobre, due settimane prima della conferenza di Assisi, piuttosto che un sogno potrei dire che era una serie di immagini istantanee e molto nitide, quando mi svegliai mi sentii terribilmente scossa. Lo scenario era in cima ad una montagna rocciosa molto alta. Un frate con un vestito malridotto stava sdraiato su una roccia in posizione supina ed accanto a lui c'era un uomo con un martello, una cesoia e dei chiodi in mano. Quell’uomo gli inchiodò le ginocchia e poi pose un altro chiodo nella fronte del frate. Subito dopo apparve un altro uomo e gli tagliò le orecchie. In quel momento, dal fondo del precipizio, si udirono le grida di gioia di una folla come se fosse un trionfo ed un uomo sventolò il grande manto di color rosso vivo e verde che aveva sulle spalle. Era un sogno talmente atroce e spietato che mi rimase irremovibilmente in mente. Niki mi disse che quel sogno gli fece ricordare il film "Mission" ambientato nella provincia di Misiones a nord-est dell'Argentina: si basava su una vicenda reale avvenuta quando i gesuiti realizzarono le loro attività religiose nel Sud America. Poco dopo ci confermarono il trasferimento a Buenos Aires.