Un pomeriggio Nora venne a casa mia a prendere un tè. Mi parlava di una sua amica che era ricercatrice specializzata nella psicologia di Jung. Mi disse che le aveva regalato un libro per il suo compleanno. In quel momento mi trovavo giusto di fronte alla mia libreria. Presi un libro in mano e lo misi sul tavolo.Nora rimase sorpresa perché era il libro in questione, scritto da uno scrittore argentino. Qualche giorno dopo andammo a trovare questa sua amica che viveva a Belgrano. Passato l'ingresso trovai vari quadri appesi sul muro tra i quali uno attirò particolarmente la mia attenzione. Vi era disegnata una giungla che sembrava un labirinto e nascondeva il cielo e un oceano di un azzurro profondo. "Chissà se esiste una via breve e diretta per arrivare a quell'oceano senza passare per il labirinto?" In realtà non m'importava se esistesse o meno. Volevo solo sapere che cosa mi sarebbe potuto succedere se fossi entrata in quel labirinto. Mentre guardavo quel quadro mi ricordai di un sogno che feci appena arrivai in Argentina: sopra la foce di un fiume c'era una passerella stretta sulla quale una persona poteva passare appena. Le tavole del ponte erano rivestite da un prato artificiale. Delle persone camminavano sopra a piedi nudi per attraversare il fiume e arrivare sull'altra sponda. L'acqua era tutta sporca di spazzatura e si potevano vedere anche delle persone dentro. Camminare scalzi sulla superficie bagnata di erba sintetica non era sicuramente comodo. Avevano paura di cadere in quell'acqua a causa di un peso che portavano sulle spalle. Non avevano il tempo per guardare l'altro lato del fiume. Camminavano prudentemente con una sola idea fissa: una volta attraversato il ponte si potrà vivere in pace per sempre. Però sulla riva di fronte li aspettavano solamente delle vecchie baracche costruite con assi di legno; guardando indietro si vedeva che il ponte era sprofondato completamente nell'acqua sporca poi sentii una voce; "Si vive una sola volta per se stessi."
Forse non mi avrebbe aspettato al di là del labirinto né un oceano azzuro né un cielo sereno e sarei rimasta per sempre impigliata in un enigma. L'amica di Nora mi disse che l'energia di questo paese mi avrebbe aiutato a cambiare e che il giorno dell'eclisse marcò l'inizio di un nuovo cammino. L'Argentina mi sembrava fosse un mondo che si ergeva come i miraggi sul deserto dove il sole brillava come da nessun' altra parte. Che sarebbe in realtà l'energia di questo paese che mi avrebbe protetto? Cominciai a sentire come si staccasse lentamente il muro esterno della base sulla quale spiritualmente mi appoggiavo. Per ricostruire le fondamenta solide sarebbe meglio rimuovere completamente il recinto esterno. Il mio desiderio di "liberarmi da tutto" era inarrestabile. Che cosa mi avrebbe portato tutto ciò e dove, non potevo saperlo. Però ero consapevole che era il principio di un cammino verso la libertà. Dovevo eliminare tutto il superfluo che esisteva intorno a me, poi rompere ripetutamente i gusci e staccare lo strato superficiale fermamente incollato. Solo così credevo di poter toccare la profondità più recondita. Mi sembrava che lì ci fosse qualcosa di sconosciuto, un mondo dal concetto distinto. Avevo una vaga speranza e volevo seguire la voce di Soledad per non avere più rimpianti.
La musica mi confortava soavemente e mi faceva sentire che tutto si sarebbe appianato come se niente fosse. Sentivo che il nocciolo indebolito del mio cuore si rivitalizzava. Avevo anche una vaga sensazione che sarei stata capace di distinguere in fondo all'oscurità quello che mi mancava fino a quel momento. Sentivo di essere accompagnata da una gradevole solitudine: non era rimanere sola al buio né camminare in silenzio in mezzo alla folla ma era sinonimo del fatto stesso di vivere. Continuai a sfogare l’interiore per intrattenermi con la mia solitudine. “Chissà se avessi ringraziato per un sorso d’acqua quando dovevo camminare scalza sul suolo duro sotto i cocenti raggi del sole? Chissà se avessi contato uno per uno i battiti del cuore quando dovevo accettare la vita così come era? Non stavo stirando un fazzoletto sporco e poi lo conservavo accuratamente in una tasca?” Se avessi potuto ricevere una ricompensa per una vera solitudine, sarebbe stato una libertà. Non valeva la pena se fosse qualcosa di miserando. Quella che cercavo per Soledad cominciò a formarsi appena in un piccolo punto e rimaneva ancora in distanza.